domenica 17 marzo 2013

...bye bye Susie Wong...

la sveglia è più presto del solito oggi, Yuko finisce di preparare lo zaino e alle 8:30 siamo già per strada. 
compriamo acqua e biscotti per il viaggio sul bus e Yuko fa colazione con "binh mi".
non fa nemmeno in tempo a finire il panino, che arriva un ragazzo col motorino che chiama "for Vientiane, for Vientiane! Lao, Lao!!"

Yuko si mette in spalla il suo zaino enorme, in un attimo raccatta tutte le sue cose, mi da un abbraccio e salta sul motorino. dopo tre settimane insieme tra nord Thailandia e Vietnam, ora se ne va in Laos col sorriso, augurandomi "have a safe trip!", e io riprendo il viaggio in solitaria e stasera prendo un bus per Hanoi che arriva domani mattina.

...mi piace come si salutano i backpackers ...con un sorriso e chiedendosi "...e ora dove vai?!", esattamente come si erano incontrati.
mi piace come ci incontriamo e come ci salutiamo, noi viaggiatori!

lunedì 4 febbraio 2013

gli ostelli e ... il backpacker australiano!

sono arrivato a Sydney, con un volo da Kuala Lumpur la mattina del 22 dicembre 2012, dopo 5 settimane tra thailandia e malesya, pronto per visitare finalmente questa terra dove aspettavo di poter andare ormai da più di 10 anni.

visto il periodo mi ero organizzato con grande anticipo, prenotando due diversi ostelli, per stare tranquillo fino al 6 di gennaio quando trovare una stanza libera da qualche parte, anche dall'oggi al domani, sarebbe più facile.
a pensarci ora mi rendo conto che proprio gli ostelli sono stati l'aspetto più problematico della permanenza a Sydney.

tralasciando i costi, per niente convenienti, il problema spesso e volentieri è la qualità degli ostelli che, a parte un paio di eccezioni, si sono rivelati sempre abbastanza terribili!
l'unico veramente bello è accogliente è stato il "wake up! sydney", vicinissimo alla stazione centrale, con una cucina enorme nuova fiammante, sempre pulita e super organizzata, con 7/8 piani cottura grandi e comodi e un sacco di attrezzatura per cucinare. belle e pulite anche le stanze. gli altri si son rivelati tutti uno peggio dell'altro, incredibilmente uno peggio dell'altro! i casi migliori si limitano a cucine terribili e quasi inutilizzabili e stanze sporche, fino ad arrivare a letti dalla scomodità devastante, dove dormire e praticamente una tortura, e punture di insetti che provocano reazioni allergiche da farti curare in ospedale. e gli scarafaggi ovunque a Sydney sono la norma!

altra parentesi abbastanza piacevole per fortuna è stata quella del "world square hostel", dove siamo riusciti ad avere una bella stanza con delle grandi finestre, un livello di pulizia accettabile e una cucina non eccezionale ma comunque abbastanza comoda e organizzata. la posizione tra l'altro si è rivelata assolutamente fantastica! centralissimo e vicino alla maggior parte delle cose interessanti da vedere e fare in città.

a Melbourne invece sono stato in un solo ostello, il discovery melbourne, per 10 giorni.
dopo l'esperienza di Sydney ho preferito scegliere un ostello molto centrale e volutamente un po' più costoso di altri, sperando che il prezzo fosse motivo di selezione del cliente, e devo dire che in parte ha funzionato. fortuna o prezzo ... discovery melbourne era decisamente accettabile, abbastanza pulito e finalmente con un letto degno di tale nome.

prezzo? selezione dei clienti? ...mmm ...tutto questo all'inizio sembrava quasi surreale e inspiegabile, ma poi piano piano tutto è diventato chiaro! com'é possibile che un ostello da 35$ in australia sia incredibilmente sporco mentre un qualsiasi ostello da 4 euro a notte in thailandia e in malesya varia tra l'accettabile e il pulitissimo? semplice ... il problema è il backpacker australiano! questo strano animale che infesta gli ostelli di gran parte dell'australia, ma specialmente di sydney, e che distrugge rapidamente gli standard igienici di qualsiasi ostello che non sia adeguatamente preparato ad affrontarlo.

gli ostelli della thailandia prevalentemente sono piccoli, hanno massimo una decina di stanze doppie e/o 3 o 4 dormitori da 6/8 persone. vengono puliti spesso e accuratamente,  non hanno mai una cucina perché mangiare fuori costa pochissimo, e spesso non ci sono degli spazi per consumare cibo e alcool all'interno. in più ci si leva sempre le scarpe sulla porta e all'interno si gira esclusivamente scalzi. tutto questo fa si che si sporchi molto meno. i bagni sono in stanza e quelli in comune hanno WC e doccia tutto insieme, quando ti fai la doccia inevitabilmente allaghi tutto, lasciando un bagno sempre abbastanza pulito, che visto il caldo sarà asciutto dopo 5 minuti. in più di fianco al water c'è sempre una doccetta come quelle delle barche, che sostituisce egregiamente il bidet, questo fantastico accessorio incomprensibilmente sconosciuto in gran parte dei paesi civilizzati.

(sinceramente non capisco come mai nessuno promuova una campagna per rendere obbligatorio il bidet in tutto il mondo. altro che esportare la democrazia nei paesi dal regime dittatoriale ...esportiamo il bidet cazzo!)

...e oltre al sollievo personale ...se entro in bagno e trovo delle impronte o dei capelli per terra, acchiappo la doccetta e do una bella allagata generale, e il bagno ritorna per lo meno accettabile.

l'altra differenza sostanziale è che il backpacker asiatico è comunque un backpacker "ad alta rotazione", che se ne va subito, che quasi sempre è in vacanza, vuole vedere tanti posti in poco tempo, magari va anche in altri stati vicini, o spazia dalla montagna e i templi al mare, quindi si sposta velocemente, si ferma per poco e per questo risulta molto meno infestante di quello australiano.

a sydney invece gli ostelli variano dal grande all'enorme, ospitano centinaia di persone che spesso si fermano per mesi e mesi. il backpacker australiano quasi sempre è giovanissimo, ha un working holliday visa e cerca un lavoro, quindi si ferma a lungo e nell'ostello in pratica ci vive. usa la cucina, gli spazi comuni e usa la stanza e il letto come se fosse una vera e propria casa. mangia e beve di tutto e ovunque, producendo una quantità di spazzatura impressionante che sparpaglia dappertutto. così spesso i letti funzionano da armadio, da scrivania, da ufficio, da frigorifero, da dispensa, e da cestino della spazzatura, o meglio da cassonetto ...tutto contemporaneamente!

in più il backpacker australiano è scatenato ed energico, fa vita prevalentemente notturna e beve come un camionista rumeno, rientra a qualsiasi ora, e riesce, e rientra e riesce per ore, e fa casino e fa casini!
... e alla fine quando si accascia sfinito, e ovviamente sbronzo, poco importa se sul letto ci sono tutti i suoi averi, il portatile e i cartoni della pizza di tutta la settimana precedente ...lui ci dorme sopra!

e questo succede senza distinzione di sesso (agghiacciante!) e con piccole differenze di nazionalità. e chiaramente quando i backpackers dentro questi ostelli giaganti sono 100, o 200 o anche di più; sfiderei qualsiasi esercito di personale delle pulizie a riuscire a mantenere pulito qualcosa per più di 3 minuti!

p.s.: il meteo è veramente assurdo a Melbourne, ma almeno non ci trovi gli scarafaggi dappertutto come a sydney, ne negli ostelli, ne per la strada.

martedì 22 gennaio 2013

Sydney, una città dove vivere...

sono stato un mese a Sydney, un mese esatto, e a pensarci non è per niente facile parlarne.
rispetto alle cinque settimane tra thailandia e malesia è veramente difficile raccontare del ritorno ad uno stile di vita in un certo senso ordinario e comunque molto europeo.
Sydney è indubbiamente bella, interessante, per certi aspetti affascinante; ma dopo qualche giorno prende subito il sapore di quelle cose già viste e già conosciute. forse come sarebbe in fondo una qualsiasi grande capitale europea o mondiale.
non ci sono ogni giorno posti nuovi e sorprendenti da raccontare, non ci sono cibi abitudini o usanze completamente sconosciute a farti rimanere a bocca aperta.

tutte le cose sorprendenti e affascinanti di cui ho sempre sentito parlare a proposito dell'australia, quando poi ci arrivi, ti rendi conto che stanno a migliaia di km, e che per raggiungerle servono aerei, bus che viaggiano per più di 15 ore, escursioni organizzate e alla fine un sacco di dollari.
a Sydney puoi lanciarti col paracadute da un elicottero, puoi partire per fare una settimana di immersioni sulla barriera corallina, o una settimana di vela tra isole di sabbia cristallina. puoi imparare a surfare e puoi perfino immergerti in una gabbia d'acciaio in mezzo agli squali ... ma ognuna di queste cose costa da 400$ per 1 minuto di volo, a 5000$ per una settimana di escursione organizzata... 

puoi fare tutto quindi in australia, se hai un sacco di tempo e un sacco di soldi, e io un sacco di tempo ce l'ho, ma un sacco di soldi proprio no! e per uno che arriva li con i risparmi di un lavoro normale, dal normale reddito europeo, la vita australiana è proprio esageratamente cara!

parlo di un caro che in tanti, come me, forse ingenuamente non si immaginano. parlo di 3$ per una bottiglietta d'acqua al supermarket, di 4$ per una bottiglia di passata di pomodoro, 8$ per una colazione decente e 25$ per un pranzo normale.
una birra al pub (happy hour alle 5 di pomeriggio esclusi) costa 7/10 dollari, una birra corona al supermarket 3$ e un kg di frutta tra i 3 e i 6 dollari, escludendo i casi estremi come gli avogado a 8$ l'uno o le ciliegie a 60$ al kg. e un pacchetto di sigarette costa dai 15$ in su, molto in su. una delle poche cose che ho visto costare meno che in italia è la benzina, si parte da 1,4$ (circa 1,10€ al litro, secondo il cambio).
se poi cerchi bene si trovano anche pranzi da 15$ ma bisogna davvero andarseli a cercare, mentre per una cena tra amici in un ristorante di un certo livello è davvero facile spendere 100 o 150$ a testa! un letto in un ostello (camera da 8) costa da 180 e 250$ a settimana, una stanza in una casa condivisa con altri ragazzi può costare all'incirca lo stesso.
un costo della vita quindi che complessivamente è circa 3 volte tanto quello di tante regioni d'italia, sicuramente 3 volte tanto quello della sardegna, se non un po' di più.

...e allora com'è possibile vivere in australia? e com'è possibile che dei tanti che ci si trasferiscono siano pochissimi quelli che ritornano indietro? ...semplicissimo! basta trovare un lavoro, e non parlo di un lavoro speciale, particolare, spaziale.
parlo di un lavoro, di un lavoro qualsiasi. veramente qualsiasi! (sempre che tu abbia un visto che ti permetta di lavorare).
perché con un lavoro davvero qualsiasi, in australia, tutti guadagnano abbastanza da vivere bene. non sopravvivere, o vivere decentemente, ma vivere abbastanza bene e goderti anche abbastanza la vita e il posto.
perché io personalmente ho fatto un colloquio di lavoro, come lavapiatti senza esperienza e mi è stato proposto di lavorare dalle 20 alle 40 ore settimanali, molto più facile 45, per 18$ ad ora.
questo vuol dire che un lavapiatti senza esperienza guadagna facilmente 800$ alla settimana, anche 1000$ se ci scappa qualche straordinario! quello che un impiegato italiano guadagna in un mese ... e quindi ecco che il costo della vita è x3 ma il tuo stipendio è minimo x4 rispetto all'italia.

questo è il punto di partenza, se poi sai fare il piastrellista puoi guadagnare 35$ ad ora, idraulico o carpentiere ancora di più. se trovi lavoro in una vigna nel periodo della vendemmia guadagni 1500$ alla settimana. più si va in posti sperduti dove nessuno vuole andare, più si guadagna; al punto che se hai il coraggio e le conoscenze per trovare un lavoro in miniera puoi guadagnare anche 4000$ alla settimana.
certo sono casi estremi, ma se invece vuoi restare in città e avere una vita normale, e orari e ritmi di lavoro meno massacranti che in italia, è comunque davvero facile trovare un lavoro, specialmente se si ha un poco di esperienza nel mondo dell'ospitality (dal cuoco, al cameriere, al barista). se poi riesci a trovare un datore di lavoro che ti sponsorizza per 4 anni per restare in australia per lavoro allora il tuo stipendio partirà (secondo il lavoro) da 55/60 mila dollari all'anno!

ecco perché l'australia è un posto dove vivere! ed ecco perché la gente che incontri per strada, all'uscita del lavoro, australiani o stranieri, sono quasi tutti allegri e sorridenti, perchè tutto è caro, ma tutti se lo possono permettere! e anche se fai il cameriere o il barista, alla fine del mese oltre ad aver vissuto tranquillo (non sopravvissuto come in italia) probabilmente avrai anche messo da parte qualche bel soldo, magari per ritornare in italia in vacanza.
a questo aggiungi che se lavori in un ufficio finisci di lavorare alle 5. se lavori in un ristorante le cucine chiudono quasi tutte tra le 21 e le 22, e se lavori a pranzo non lavori a cena. se lavori in un bar fai i turni con i colleghi e lavori 8 ore, non 12; e se fai gli straordinari te li pagano!

raccontata così in due parole può sembrare troppo facile o troppo semplice, ma è così semplice che funziona!
perché poco importa se tutto costa di più, quando dai a tutti la possibilità di affrontare comunque il costo della vita, allora l'economia funziona. 
semplice e matematico, se fai un lavoro "umile" in italia guadagni 5€ ad ora, per lo stesso lavoro in australia guadagneresti 20$ ad ora, e basta questo a cambiare tutto.
perché 5€ per un pacchetto di sigarette sarà un ora di lavoro, 15$ per un pacchetto di sigarette saranno 3/4 d'ora di lavoro.
quasi 2€ euro per il litro di benzina saranno 24 minuti del tuo lavoro, 1,4$ a litro invece è solo 4 minuti di lavoro.
una colazione da 2€ = 24 minuti di lavoro, una da 8$ sempre 24.
una pizza e birra da 20€=4 ore, una da 40$ 2 ore. un affitto da 400€ al mese = 80 ore, uno da 1400$ =70 ore, e così via ...
...quindi alla fine tutto costa abbastanza meno se hai un lavoro, o al massimo costa uguale, anche se non è proprio corretto paragonare il costo della vita della sardegna al costo della vita di Sydney che è la città più grande e importante dell'intera australia, ma alla fine va bene lo stesso, tanto per rendere l'idea.

...dimenticavo, l'altra differenza sostanziale ...a Sydney il lavoro si trova! si trova davvero se c'hai voglia di lavorare, non come in italia...
ecco perché, tirando le somme, Sydney è una città dove vivere. lavorare tranquilli e vivere sereni, e sorridenti!

lunedì 21 gennaio 2013

Kuala Lumpur in breve

la mattina del 17 dicembre ci alziamo prima del solito, prepariamo lo zaino, facciamo una gran colazione e alle 10 prendiamo il bus che ci porta in stazione, dove ci trasferiamo su un bus che ci porta a Kuala Lumpur. costa 15 euro circa il bus per Kuala Lumpur, non sono tanti per le 6 ore di viaggio che ci aspettano, ma soprattutto scopriremo che non sono tante per il bel viaggio che riusciamo a fare. il pulman è grande, ha due piani e ha delle poltrone reclinabili che sono decisamente più grandi e più comode di quelle di un volo internazionale, che bella sorpresa! e così il trasferimento a Kuala Lumpur si risolve con un paio di gran belle dormite e una sosta per il pranzo.

siamo a Kuala Lumpur verso le 5 del pomeriggio, e ci dirigiamo a chinatown dove i ragazzi della guesthouse di penang ci hanno consigliato una guest house che collabor con loro, dove un letto in dormitorio costa 12 riggit, 3 euro.
facciamo il solito giretto di perlustrazione e cerchiamo qualcosa da mangiare. chinatown è carina, ma alla fine si assomigliano tutte le chinatown, in qualsiasi città le visiti, e dopo averne visto diverse tra la thailandia e la malesia, quella mi Kuala Lumpur è solo una delle tante, con niente di speciale.
forse sono un poco prevenuto nei confronti di questa grande città, forse non mi interessa tanto perchè ormai aspetto che passino gli ultimi giorni per volare a Sydney per natale e capodanno, di sicuro non mi fa impazzire questo stile americaneggiante che mi sembra quasi voler essere una brutta copia di una new york vista in TV, ma ho la netta impressione che Kuala Lumpur non faccia proprio per me.

...e così il 17 si riduce ad essere il giorno in cui arrivo a KL e mi sistemo in ostello, il 21 diventa il giorno in cui mi alzo tardi, preparo lo zaino, vado in aeroporto con Renaud nel tardo pomeriggio, e aspetto di potermi imbarcare sull'aereo per Sydney, e i tre giorni che ci stanno in mezzo diventano dei giorni passati a cercare qualcosa di interessante da fare o vedere a Kuala Lumpur, senza riuscire a trovarlo. l'unica cosa che sembra avere una parvenza interessante sono delle grotte che distano 3 o 4 ore di bus, così decido di lasciar perdere. e per il resto è tutto palazzi, torri e centri commerciali che copiano i nomi americani, e così ti ritrovi a vedere time square o central park ... e perfino le twin towers!

per fortuna avevo messo un annuncio su "couchsurfing" anche per quei pochi giorni a KL e per fortuna ci pensa Ely a contattarmi e a propormi di andare a trovarla a Sunway Pyramid per farci vedere qualcosa di non troppo turistico e tipico. così mardedì 18, con Renaud cerchiamo di capire come arrivare, e prendiamo un bus che ci porta a Sunway Pyramid, senza sapere però che ci metterà un ora e mezza, in mezzo al traffico di KL. un ora e mezza in piedi, stretti stretti come sardine, a morire di caldo schiacciati tra una folla di malesiani.
arriviamo a destinazione ed entriamo nella birreria dove ci siamo dati appuntamento, ed Ely è li che ci aspetta. è simpatica Ely e di certo non è timida, così inizia a parlare di se e dei suoi viaggi e per mezz'ora ci racconta ininterrottamente di tutti i posti dov'è stata. beh mica male per una viaggiatrice solitaria con reddito malesiano, brava!  e intanto scopriamo che la birreria è di proprietà di un maestro birraio tedesco, e mentre Ely parla sorseggiamo birra, ghiacciata e poco gassata, davvero buona.

finiamo le birre e andiamo a fare due passi. dopo cinquecentro metri siamo davanti ad un camioncino super organizzato che vende spiedini di carne e verdure di tutti i tipi. dice Ely che questo tipo di spiedini è tipico malese, e che questo è uno dei chioschi migliori che lei conosce. ci saranno forse 50 tipi di spiedini diversi da scegliere. tu li scegli, li metti su un piatto e il signore del camioncino ti dice quali puoi mettere direttamente tu, a cuocere nei cestelli dell'acqua bollente, e quali devi dare a lui per cuocerli sul barbeque. ottima scelta, spiedini eccezionali.
si mangia e si chiacchiera ancora, e si chiacchiera quasi solo di viaggi tra noi tre, di viaggi fatti e di viaggi da fare; di quelli da fare possibilmente, assolutamente, o magari.
ma Ely ha deciso che la serata è gastronomica, così ci carica in macchina e ci porta in una courtfood, dove lei si destreggia rapida e sicura tra decine di chioschetti, e ci indica quelli che secondo lei sono i piatti migliori. e così si continua a mangiare e a chiacchierare, a bere e a chiacchierare, a chiacchierare e a mangiare ancora. e poi Ely ci accompagna al treno e ci saluta, rimane perfino fuori con la macchina finché saliamo sul treno, ci saluta dalla macchina e ce ne ritorniamo in ostello, in quella piccola chinatown al centro di KL.

c'è anche un bar sul tetto dell'ostello, e ci passiamo qualche ora a prendere un po' di fresco, a bere l'ultima birra e a fumare la prima sigaretta tardiva delle giornata, che spesso è anche l'ultima prima di andare a dormire. e nel bar sul tetto ci incontri chiaramente tutti gli altri viaggiatori, ma ci incontri anche il barista malesiano, che studia da regista, lavora quando può come tecnico a teatro e al cinema, e che è un grande esperto di cinema e di musica. e così il fine serata di quei tre giorni che mancano prima di prendere l'aereo per Sydney alla fine li passi li sul tetto. fine serata che sono inizi di nottata, a sentire parlare di cinema, ad ascoltare bella musica, a parlare di musica e di gruppi famosi degli anni '60 '70 e '80 e lui conosce tutti i gruppi, e tutte le canzoni, e di ognuno ti sa raccontare qualcosa di simpatico, particolare e divertente.

per fortuna alla fine qualcosa di interessante si riesce sempre a trovare, anche tra i grattacieli di KL, anche tra un centro commerciale e l'altro, tra time square e le twin towers...

lunedì 17 dicembre 2012

domenica 16 dicembre al parco nazionale

ieri sera, appena rientrati dalla visita al tempio del grande buddha, ci siamo fermati in reception, e come al solito abbiamo passato un bel po' di tempo a chiacchierare con gli altri ragazzi in viaggio, tutti a seduti a leggere, scrivere, o cercare qualcosa su internet dalle panche della reception. e come al solito abbiamo chiesto consigli al nostro amico cinese su dove andare e cosa vedere. così abbiamo deciso di passare una domenica al parco nazionale di Penang, camminare in mezzo alla foresta pluviale fino a monkey beach e affrontare poi la salita di 664 gradini fino al faro, fatto costruire in cima alla scogliera dagli inglesi (se non sbaglio).
monkey beach dista poco meno di 4 km dall'ingresso del parco, e appena partiti troviamo ogni tanto delle pietre segnaletiche o dei cartelli su cui viene indicata la distanza e il tempo mancante per arrivare alla spiaggia. ci sentiamo sportivi oggi, il tempo stimato sui cartelli è di 1 ora e trenta minuti in totale, ma noi siamo sicuri di metterci meno e partiamo a passo spedito.
durante questo mese passato abbiamo sempre camminato tantissimo, in città e fuori, a volte anche 12 o 15 km in un giorno, forse qualche volta anche di più. è bello in viaggio avere abbastanza tempo per poter camminare così tanto ed è anche bello sentirsi in qualche modo non completamente sedentari.
in questo caso poi il posto ispira proprio, la camminata in mezzo alla foresta fitta non è semplicissima, e sembra quasi di fare un trekking leggero, e con Renaud ci prendiamo in giro, ci sfidiamo, ci sorpassiamo, e qualche pezzo lo facciamo in mezzo al fango, in mezzo alle radici scivolose degli alberi, qualche volta quasi cadendo o camminando a quattro zampe con le mani per terra durante la salita. ce la mettiamo tutta per stancarci e per sudare, ed in mezzo a tutte quelle piante fa caldo ed è umido.
\\ facciamo poche soste, velocissime, per bere o per fare qualche bella foto. e tra i rami fotografiamo anche un varano (penso) di circa un metro. un ora e mezza avevano scritto sui cartelli, per 3.890 metri, ma noi siamo arrivati in spiaggia dopo 55 minuti! ci meritiamo un bagno.
in questa monkey beach all'inizio sembra che le scimmie quasi non ci siano. dopo il bagno ci spostiamo al centro della spiaggia, dove c'è qualche chiosco dove le donne musulmane cucinano, e li inizia a vedersi qualche scimmietta che ogni tanto si avvicina per cercare di rubare qualcosa dalla spazzatura. allora camminiamo un po' tra gli alberi e riusciamo ad avvistare qualche scimmia, ma troppo lontano per la mia piccola fotocamera.
è mezzogiorno passato e dopo la camminanta faticosa l'appetito inizia a farsi sentire, ma è troppo presto per mangiare già, e non vogliamo fare tutta la salita fino al faro dopo aver mangiato. così decidiamo di tagliare corto e di ripartire, mangeremo dopo.
chiaramente siamo al livello del mare qui sulla spiaggia, mentre il faro è in alto sulla scogliera, a più di 250 metri sul livello del mare. sembra strano all'inizio, ma dopo un po' scopriamo il motivo. 664 gradini c'hanno detto, ma non è mica una scalinata. si sale in mezzo alla foresta, sullo sterrato, tra i sassi e le radici e i canali scavati nella terra dalla pioggia, e ogni tanto, nei tratti più ripidi ci sono gli scalini. gli scalini sono 664, ma il percorso è più lungo, e il dislivello è tanto. questo faro l'hanno voluto mettere proprio in alto questi inglesi, e ogni tanto incontriamo anche qui una pietra miliare, che questa volta ci indica a che altezza siamo sul livello del mare e quanto manca. bene dai, decidiamo di darci una mossa anche qui e acceleriamo il passo. dopo un po' fare i gradini diventa veramente pesante ed è decisamente meglio quando possiamo camminare in salita sulla terra, ma alla fine in mezz'ora siamo al faro.
al faro c'è il custode con la moglie e la figlia, chissà come dev'essere vivere in un posto così sperduto per una bambina così piccola. firmiamo il guest book, riposiamo un po' e poi decidiamo di fare ancora qualche gradino per salire in cima al faro e fare delle foto del panorama. ritorniamo giù e iniziamo la discesa, nuovamente verso monkey beach e verso il pranzo!
la discesa non è più rapida della salita, anzi forse è anche peggio. si cammina male in discesa, è più faticoso per le ginocchia, si scivola e bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi. ma dopo mezz'ora siamo in spiaggia, seduti all'ombra davanti ad un piatto di riso col pollo, l'unica cosa che abbiamo trovato, visto che nel frattempo si son fatte le due passate.

mangiamo e riposiamo un attimo prima di ripartire per un'altra ora di camminata. ma dopo poco iniziamo a sentire qualche piccola goccia di pioggia e decidiamo di ripartire prima che diventi un acquazzone. fa sempre caldo in mezzo alla foresta tropicale, e la vegetazione è talmente fitta che la pioggia non si avverte. solo in qualche punto dove i rami e le foglie sono più radi ci accorgiamo che piove ancora, ma qualche goccia di pioggia fresca, con questo caldo fa anche piacere. e anche questa volta dopo 57 minuti di camminata arriviamo alla fine del percorso. mica male per oggi, circa tre ore di camminata, con tutti quei gradini per salire al faro ... la nostra bella dose di sport l'abbiamo avuta. dopo una decina di minuti d'attesa saliamo sull'autobus, per il ritorno verso il centro. scendiamo alla solita fermata nella via prima dell'ostello e ci fermiamo per uno spuntino rapido. poi ritorniamo alla guesthouse, facciamo una doccia rapida e ritorniamo giù alla reception a mescolarci con gli altri backpackers di tutto il mondo. chiacchieriamo con tutti e conosciamo Nadin (francese) e la sua amica olandese. ci raccontiamo velocemente dei nostri rispettivi viaggi, la parte già fatta e quella ancora da fare, e lei tra un paio di giorni volerà a Bangkok per poi andare in Laos ... quanto mi piacerebbe vedere anche il Laos, dicono tutti che sia un paese meraviglioso. con Nadin e la sua amica Olandese di cui non ricordo mai il nome, decidiamo d'andare a vedere una sfilata di bandiere e draghi cinesi, qualche via più in la. è una manifestazione che viene fatta ogni anno a penang per promuovere le tradizioni della cultura cinese, e bambini ballano dentro i costumi da drago, e gli sbandieratori fanno numeri di equilibrismo con bandiere alte 5 o 6 metri, e ci invitano a provare, a saltare anche noi sotto le teste da drago, e a tenere in equilibrio le lunghe bandiere sul palmo della mano. bell'atmosfera, e belle foto, ci manca solo qualche dolcetto sulla strada del ritorno, e un paio di birre con il nostro amico cinese sulle panche del "love lane inn" prima d'andarcene a dormire.

domenica 16 dicembre 2012

15 dicembre al tempio di Kek Lok Si

anche in malesia, anche se non come in thailandia, abbondano i tempi buddhisti. e non c'è città o località importante che non abbia il suo buddha gigante. così a penang andiamo a vedere il grande Buddha sulla collina, nel tempio di Kek Lok Si temple.
partiamo subito dopo colazione, prendiamo il bus e arriviamo in una frazione fuori georgetown. ci ritroviamo subito in un piccolo mercato dove si può comprare di tutto, dal riso al pollo, alla frutta, cappellini carini e occhiali da sole contraffatti, e anche qui tutti sono pronti a trattare abbondantemente sul prezzo.
Renaud compra un cappello, io un paio di occhiali con la montatura gialla. mangiamo dell'ananas e beviamo del succo di canna da zucchero appena spremuto ...che buona la canna da zucchero! ricordo ancora quando l'ho scoperta ad antigua, più o meno un anno fa, in giro in macchina attorno all'isola, con Dario e Claudio.
dopo le compere e la frutta iniziamo la salita a piedi verso il tempio sulla collina. anche ai malesi come ai thailandesi non piace camminare, così quando chiediamo informazioni ci dicono subito di prendere un taxi. poi quando insistiamo comunque son gentili, e anche se forse pensano che siamo matti, alla fine ci spiegano la strada. Ci dicono che per arrivare lassù a piedi serve mezz'ora, ma io e Renaud sappiamo già bene che se dicono mezz'ora noi ci metteremo 10 minuti o poco di più. Andrea invece non è con noi, è andato in aeroporto stamattina, a prendere un aereo per singapore.
arriviamo alla base del tempio, lo visitiamo tutto, vediamo i vari edifici, diverse stanze, tante statue e qualche dipinto, e facciamo le nostre foto. poi paghiamo 2 riggit per prendere un ascensore panoramico e saliamo in cima alla collina, ai piedi del grande buddha, che sta li seduto a gambe incrociate in tutta la sua imponenza. la cosa assurda però è che una buona parte degli edifici di questo tempio é stata allestita quasi come una sorta di mercatino di souvenir, dove non solo si comprano gli incensi, i bigliettini dorati su cui scrivere le proprie preghiere da mettere ai piedi dei vari buddha e tutti gli altri doni; ma è perfino possibile comprare tutta una serie di statuette o di altri oggetti da portare a casa. si possono comprare anche i biscotti e le bibite, i calendari, i fiori di plastica o le tazze da colazione, che sopra non hanno l'immagine di un buddha in meditazione, ma gli uccellacci e i maiali di angry birds ... mah ... sarà pure per finanziare il completamento del tempio, ma a me tutte queste cianfrusaglie sembrano decisamente fuori luogo, quasi fastidiose...
di buddha ne abbiamo visto tanti in più di un mese ormai, ma ognuno ha sempre qualcosa di diverso. questo buddha è robusto, ha i lobi delle orecchie allungati e forati, ha un viso delicato e un petto vagamente femminile.
non è facile vederlo bene, perché attorno al buddha stanno terminando i lavori di una grande costruzione, forse per ripararlo dalla pioggia. le scale che portano ai piedi della statua sono chiuse e la visuale è leggermente impedita da alcune impalcature.
visto il grande buddha in cima alla collina iniziamo la discesa e dopo una quindicina di minuti siamo di nuovo ai piedi della collina, in mezzo ai colori del mercatino ed in mezzo ai profumi di cibo buono e vario. pranziamo e andiamo a cercare il bus per il ritorno. una mezz'ora di bus e siamo di nuovo alla nostra guesthouse a chiacchierare seduti sulle panche.

sabato 15 dicembre 2012

l'arrivo a Penang

Venerdì mattina 14 dicembre ci svegliamo con tutta calma, e ci vediamo nella reception per la colazione. toast con burro e marmellata e thé sono compresi nel prezzo. le ragazze della reception sono carine e gentili, un po' esagitate forse, mentre il vecchio thailandese proprietario della guest house è il più nervoso di tutti.
una coppia di inglesi, al mattino presto si son lamentati perché non c'era del latte con cui macchiare il caffè, hanno detto qualche parolaccia e usato in malomodo il tostapane; e la vicenda è diventata il grande evento del giorno, e la raccontano a tutti, e con tutti si lamentano che loro son così carini e gentili, mentre i due clienti inglesi son stati maleducati! il ragazzo ha perfino detto "fuck off!" al tostapane che non riusciva a far funzionare ... raccontato da loro è tutto così buffo ed esagerato :)
finita la colazione si parte. siamo io Renaud e Andrea di Cagliari, e facciamo un giretto a piedi. camminiamo verso il mare, dal lato del canale che separa Penang dalla terra ferma, un miglio o forse due di mare, tutto punteggiato di porti commerciali, cantieri navali, petroliere e porta container in attesa di caricare o scaricare. poco più avanti paghiamo qualche riggit per entrare a visitare un piccolo forte di cui non conosciamo la storia ne le origini, perché qui a Penang le dominazioni e le invasioni sono state numerosissime, continue e di ogni provenienza, sia dall'asia che dall'africa che dall'europa. è proprio piccolo e in mezz'ora lo visitiamo nel dettaglio, ci fermiamo sul prato, facciamo il giro completo delle mura, facciamo foto ad un grosso cannone e alla costa che si vede in lontananza, facciamo delle soste a chiacchierare sulle panchine all'ombra.
usciti del forte camminiamo verso little india, e in cento metri l'atmosfera che si respira cambia completamente. non sono mai stato in india, ma sembra quasi d'esserci adesso, è tutto diverso da dieci minuti prima. è diversa la gente, i vestiti, la musica, i profumi e il cibo. tutto molto carino. e dopo 500 metri, attraversata little india e ritornati sulla strada principale, tutto ritorna come prima in un attimo.
girovagando senza una meta precisa arriviamo anche in un grande tempio cinese. lo visitiamo e io mi rendo conto di non sapere assolutamente niente di quale possa essere la religione cinese. non saprei dirlo, non ho nessuna notizia certa sulla cosa. vago per il tempio alla ricerca di indizi, cerco un oggetto di culto, una statua, un dipinto o un dettaglio nelle decorazione da cui si possa intuire in cosa credano o a chi siano devoti, ma niente! ...è mai possibile che nessuno di noi tre davvero sappia niente dei culti religiosi del popolo cinese? mi segno un appunto sul telefono, cercherò informazioni su google appena posso per mettere una pezza a questa mia ignoranza sull'argomento!
per pranzo facciamo dieci passi indietro verso little india e mangiamo riso con tandoori chicken e verdure. tutto molto buono, ma gli indiani hanno uno strano senso della misura per il piccante, e anche se a me piace il piccante e anche se il ragazzo che serve le verdure ha assicurato "questo non è piccante per niente", a momenti sudo freddo.
non sembra esserci tanto di interessante nei dintorni, così camminiamo un po' verso il palazzo più alto che riusciamo a vedere in lontananza. pare sia il palazzo più alto di tutta l'isola, e nasconde sotto il centro commerciale più grande dell'isola.
buona parte dell'economia della malesia si basa sulla produzione di apparecchiature elettroniche e in questo paese sembra che tutti abbiamo una grande passione per i prodotti elettronici. e questo per tre uomini in vacanza che non hanno niente di interessante da fare alla fine risulta quasi irresistibile ...visto che non abbiamo niente da fare, visto che abbiamo tutto il tempo di dare un'occhiata con calma, visto che in un mese in thailandia abbiamo visitato templi a sufficienza per tutta la vita, e visto che la dentro ci sarà un po' di aria condizionata ...andiamo a perderci un po' di tempo.
ma alla fine niente d'entusiasmante a parte l'aria condizionata, e i prezzi sono praticamente europei, o a volte anche più alti.
sfogata la pulsione dell'elettronica di consumo, ritorniamo a passi svelti verso la guest house. il pomeriggio è davvero troppo caldo per andare in giro, così lo passiamo in guest house a leggere, sul letto e sotto il ventilatore, e a navigare su internet dalle panche della reception. facciamo amicizia con uno dei dipendenti dell'ostello. lui è di origine cinese, come al solito dall'età indefinibile (forse 40 anni, forse 55), è stato sposato con un'australiana e ha vissuto per anni a Sydney, ora vive a penang da più di anni. ci parla dei suoi viaggi in australia e nel sudest asiatico, mi da qualche raccomandazione su cosa vedere quando sarò a Sydney e ci dice cosa andare a vedere qui a Penang. e sa tutto di Penang, compresi i numeri e gli orari degli autobus, dove passano e dove vanno.
cogliamo l'occasione al volo e chiediamo a lui, visto che è cinese, di darci qualche informazione sulla religione del posto. ci spiega che qui c'è una varietà enorme di diverse etnie e quindi di religioni. i navigatori e colonizzatori arabi hanno portato popolazioni e tradizioni musulmane, e la Malesia è prevalentemente mussulmana, ma Penang è sempre stata terra di frontiera, invasa e conquistata da navigatori di diversa provenienza e punto di incontro di scambi e di commerci tra sudest asiatico, indonesia, thailandia, cina ed anche europa. e alla fine tutte queste popolazioni, religioni e tradizioni hanno imparato a convivere in modo sereno e pacifico, creando una comunità multietnica.
gli spagnoli e i portoghesi hanno portato il cristianesimo. gli indiani l'induismo, i thailandesi il buddhismo. e poi ci sono i cinesi, cinesi buddisti, cinesi taoisti e cinesi confuciani. decisamente affascinante.
restiamo a chiacchierare ancora un po' e poi chiediamo consiglio per la cena. camminiamo per un po' e arriviamo al red garden, una delle solite grandi food court con una cinquantina di chioschi diversi, che propongono cibo malese, indiano e thai.
sul palco al centro, circondato da tutti i tavoli, un ragazzo e una ragazza alternano canzoni in inglese a canzoni in lingua malese. mangiamo e beviamo una birra "anchor" per 14RM, quasi 4 euro per una bottiglia di birra, l'unica cosa davvero costosa in malesia. si vede che siamo in un paese prevalentemente musulmano, e guardandoci attorno vediamo che quasi solo i turisti consumano birra, mentre i locali raramente la bevono.
finiamo la cena e ascoltiamo ancora un po' di musica. poi ci incamminiamo per il ritorno all'ostello, e lungo la strada facciamo un paio di soste per mangiare della frutta e dei dolci fatti a mano nei carretti lungo la strada.